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Raffaello, Sposalizio della Vergine 1504.

Raffaello, Sposalizio della Vergine 1504.

Il confronto tra Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello (1504) e quello di Pietro Perugino (ca. 1501-1504), nella cui bottega Raffaello si era formato, evidenzia le somiglianze e le innovazioni che il giovane artista introduce. Il soggetto è il matrimonio tra la Vergine Maria e San Giuseppe, un episodio tratto dai Vangeli apocrifi.

Nella sua versione dello Sposalizio, Perugino adotta una composizione ordinata e simmetrica con pochi dettagli narrativi. Al centro della scena il sacerdote celebra il rito, con Maria e Giuseppe ai suoi lati. I personaggi sono distribuiti su un piano orizzontale. Lo sfondo è dominato da un edificio centrale a pianta ottagonale, che occupa gran parte dello spazio.
La composizione di Raffaello riprende quella di Perugino, ma con una prospettiva più accentuata e una struttura più dinamica. L’artista adotta una disposizione piramidale e posiziona i personaggi in modo più naturale, creando un movimento che conferisce una maggiore vivacità narrativa. Lo sfondo è simile a quello di Perugino, ma l'uso della prospettiva è più convincente e crea una maggiore continuità spaziale.
Le figure di Perugino sono eleganti, ma idealizzate e statiche. I personaggi presentano gesti semplici e i volti, pur essendo armoniosi, mancano di una forte caratterizzazione psicologica.
Le figure di Raffaello sono più dinamiche e realistiche. Maria e Giuseppe, così come gli altri partecipanti alla scena, esprimono emozioni più autentiche, il drappeggio delle vesti segue in modo più realistico l'anatomia del corpo, dimostrando la crescente maestria dell’artista.
L'opera di Perugino ha un carattere solenne e simbolico. La scena in primo piano è più formale e meno drammatica. Mentre Raffaello aggiunge dettagli che arricchiscono la narrazione. Un esempio evidente è il ramo spezzato dal pretendente di Maria, che non essendo fiorito lo aveva escluso dal poter diventare lo sposo della Vergine, un elemento che aggiunge tensione drammatica alla scena.

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A Chioggia l'orologio da torre più antico del mondo. Dal 2024 Patrimonio Mondiale dell’Umanità

A Chioggia l'orologio da torre più antico del mondo. Dal 2024 Patrimonio Mondiale dell’Umanità

Chioggia con il suo patrimonio storico e culturale e la sua forte identità legata al mare è una città che incanta, è una piccola Venezia. Con le sue calli, i suoi canali e la sua vivace tradizione peschereccia mi ha affascinata fin da piccola. Ci sono ritornata di recente e, camminando con la testa in su, ho notato una scritta sulla antica torre campanaria di Sant'Andrea, in cui si legge: TORRE DELL’OROLOGIO DI S. ANDREA - l’Orologio più antico del mondo – BENE DEL SITO UNESCO “Venezia e la sua Laguna” PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’ – Chioggia , Gennaio 2024.
Su quella torre, alta circa trenta metri, campeggia l'orologio da torre funzionante più antico del mondo e le sue mura racchiudono un museo verticale di nove piani , in cui si può ammirare il meraviglioso meccanismo che dalla seconda metà del Trecento non ha smesso di segnare il tempo per gli abitanti di Chioggia e i numerosi turisti che la frequentano. L’orologio, corredato anche da informazioni astronomiche, è stato creato da Giovanni Dondi dell’Orologio, nato a Chioggia nel 1318.

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IL PALAZZO DEGLI INGANNI

IL PALAZZO DEGLI INGANNI

PALAZZO DUCALE DI SASSUOLO
Un capolavoro di illusionismo pittorico

Lo potremmo chiamare la "Piccola Versailles" italiana. E’ un esempio straordinario di arte e storia spesso trascurato rispetto a destinazioni più celebri, che affascina soprattutto per gli affreschi, che ingannano l’occhio conferendo alle numerose e splendide sale che si susseguono una tridimensionalità prospettica che ti lascia a bocca aperta e stenti a credere ai tuoi occhi.
La storia del Palazzo ducale di Sassuolo risale al XVI secolo, quando il complesso era una fortezza medievale. Nel XVII secolo, dopo una trasformazione radicale voluta dal grande mecenate Francesco I d'Este duca di Modena, diventa una sontuosa dimora. L’obiettivo era chiaro: creare una residenza degna di una delle famiglie più potenti e influenti del tempo.
L'edificio è circondato da vasti giardini arricchiti da fontane, statue e grotte artificiali. Tuttavia, è all'interno del palazzo che si trova la vera meraviglia: gli affreschi che hanno dato alla reggia il soprannome di "Palazzo degli Inganni".
All’ingresso si apre lo spettacolare Scalone d’Onore che porta al piano nobile, dove si ammirano gli appartamenti ducali con architetture fantastiche e scene mitologiche, che creano un senso di spazio e profondità sorprendente. Il visitatore ha l'impressione di trovarsi in sale piene di logge, porticati e balconate e questo gioco di illusioni è così perfetto che i visitatori restano affascinati e ingannati dalla maestria degli artisti.
Il passaggio più sorprendente è La Galleria degli Arazzi, conosciuta anche come Sala dei Putti, così chiamata per gli straordinari arazzi affrescati che adornano le sue pareti, da cui spuntano dei graziosissimi putti in pose buffe e divertenti.
Il Palazzo ducale di Sassuolo, con i suoi affreschi illusori e la sua architettura imponente, rimane una delle gemme nascoste dell'Italia, un luogo dove l'arte e l'illusione si fondono per creare un'esperienza unica e indimenticabile. Se avete l'opportunità di visitarla, preparatevi a essere ingannati... ma nel modo più affascinante possibile.

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LA CHIESA NELLA ROCCIA

LA CHIESA NELLA ROCCIA

La visita al Santuario della Madonna della Corona è un'esperienza che va oltre l’atto di fede, è un luogo di bellezza e di pace, è un percorso che si snoda attraversano boschi e rocce, offrendo scorci scenografici sul paesaggio circostante con una vista spettacolare sulla Val d’Adige.
Il modo più semplice per raggiungere il Santuario, incastonato nelle rocce del monte Baldo su uno strapiombo di oltre settecento metri, è partire dalla frazione di Spiazzi di Caprino Veronese che offre ampie aree di parcheggio. Il percorso, tutto in discesa, si può fare seguendo la stradina asfaltata o utilizzando, per i più allenati, le antiche scalinate in pietra, che accorciano il sentiero. E’ disponibile anche un bus-navetta, che ho utilizzato al ritorno e che trasporta una quarantina di persone.
Il cammino più noto è il “Sentiero della Speranza”, che parte dal paese di Brentino Belluno e si snoda per circa 2,5 chilometri con un dislivello di oltre 600 metri. Questo sentiero è più impegnativo, ma viene percorso ogni anno da migliaia di pellegrini, attratti non solo dalla devozione religiosa, ma anche dalla bellezza naturale e dalla pace che si respira lungo il tragitto.

Storia e origine del santuario
La presenza di eremiti legati all’abbazia di San Zeno di Verona si attesta intorno all’anno Mille. Nella seconda metà del Milleduecento sono documentate la presenza di un monastero e di una cappella dedicata a Santa Maria di Montebaldo.
Tra il 1434 e il 1437 arrivano i Cavalieri di San Giovanni dell’Ordine di Malta che acquisiscono la proprietà del luogo di culto e la conservano fino al 1806.
La tradizione colloca la nascita del Santuario della Madonna della Corona nel 1522. Si narra infatti che nello stesso anno una statua della Madonna sia miracolosamente apparsa in questo luogo, traslata dagli angeli dalla città di Rodi durante l'invasione ottomana avvenuta dello stesso anno. Un evento che rafforzò la devozione popolare.
Nel 1625 viene costruita una chiesa più ampia quattro metri sopra alla precedente, vengono sistemate le vie di accesso e un ospizio per i pellegrini.
Alla fine dell’Ottocento la chiesa viene ampliata e dotata di una nuova facciata in stile neogotico e impreziosita da statue. Negli Anni Venti del Novecento il campanile viene dotato di una guglia svettante.
Nel 1975 viene abbattuta la chiesa ottocentesca, di cui vengono conservati il campanile e la facciata.
Nel 1988 Papa Giovanni Paolo II visita il Santuario e prega davanti alla Madonna della Corona

Architettura e arte
L'architettura del Santuario della Madonna della Corona si compone di elementi gotici e rinascimentali, con un esterno caratterizzato da una facciata chiara, che contrasta con la roccia grigia che la circonda. L'interno della chiesa è suggestivo, con un'armoniosa combinazione di roccia e decorazioni votive.
Al centro dell'altare maggiore si trova la venerata statua della Madonna Addolorata, una scultura lignea risalente al XV secolo. La statua, con il suo volto dolente e l'espressione di profonda sofferenza, è il cuore pulsante del santuario, meta di pellegrinaggi da parte di fedeli provenienti da tutto il mondo.

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“LADY PHOTOGRAPHIA” di Francesca Witzmann

“LADY PHOTOGRAPHIA” di Francesca Witzmann

Mostra all'ESPACE LA STANZA Bolzano
Inaugurazione lunedì 6 marzo 2023 alle ore 18

In occasione della “Festa delle donne”, la nota fotografa bolzanina Francesca Witzmann presenta all’Espace La Stanza una mostra di suoi ritratti tutti al femminile.

La mostra "Lady Photographia" è un tributo alle donne e intende celebrare la figura di Gina Lollobrigida, un'attrice, fotografa e grande donna. Francesca Witzmann, nota per i suoi ritratti del presidente Sandro Pertini, della famiglia reale Savoia e delle celebrità, ha scelto un ritratto di Gina Lollobrigida come manifesto per la sua mostra.

L'evento espositivo include anche una sezione dedicata al mondo del ritratto, in cui Witzmann presenterà foto d'epoca della sua collezione, mostrando il mondo dei "Kunstmalerphotrographen".

La mostra viene inaugurata il 6 marzo alle 18:00 presso gli spazi espositivi del Circolo Culturale La Stanza, in presenza dell'artista e con letture di Sigried Plattner.

Aperta fino al 18 marzo, tutti i giorni dalle 17:00 alle 19:00 e il sabato mattina dalle 10:00 alle 12:00.

Nella foto: Gina Lollobrigida in uno scatto di Francesca Witzmann a Cortina

 

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DESTINAZIONE MERAVIGLIA

DESTINAZIONE MERAVIGLIA

Estate, è tempo di… “Destinazione meraviglia”!

Presso il “Gazebo di Laura” all’Espace La Stanza di via Orazio 34a a Bolzano, è stato presentato il libro “Destinazione meraviglia” scritto dal noto giornalista bolzanino Pietro Marangoni, presidente-fondatore del Circolo culturale La Stanza.

«Va detto subito che non si tratta di un libro di viaggi come tutti gli altri. Non è né una guida, né un diario. – tiene a sottolineare l’autore – “Destinazione meraviglia” è essenzialmente un invito a riscoprire la curiosità e ad emozionarsi. Un invito, quindi, a voler guardare il mondo, a godere della bellezza “con occhi nuovi”, quelli che avevamo quando eravamo bambini in attesa dei doni di Natale. È un libro che racconta di viaggi, ma anche di esperienze, di sensazioni private che ritengo comunque diverso da tutti gli altri per almeno due ragioni. In primis perché vengono raccontate, in stile giornalistico che mi è più consono, 25 destinazioni “non banali” di ogni angolo del mondo. Si tratta di luoghi capaci di suscitare, in chi li visita, il senso della meraviglia. Vuoi per la loro specificità legata alla straordinaria bellezza della natura, vuoi perché custodi di un patrimonio culturale unico, vuoi perché geograficamente lontani e non necessariamente noti al turismo di massa. Il filo conduttore è comunque sempre la voglia di conoscere con interesse. In “Destinazione meraviglia” sono raccolti alcuni dei “pezzi” comparsi nel corso degli ultimi due anni sul mio profilo facebook. Come detto vengono raccontate esperienze vissute in luoghi particolari, quali Ben Amira nel deserto della Mauritania o sull’isola di Olkon sul lago Bajkal in Siberia. Oppure, ancora, le emozioni provate sorvolando le linee di Nazca in Perù o vissute al cospetto delle torri del silenzio di Yazd in Iran o ricercando la tomba di Gesù a Srinagar in Kashmir. E, semplicemente per rimanere geograficamente più vicini a noi, si potranno scoprire anche i segreti del monastero di clausura di Palma di Montechiaro in Sicilia e la sempiterna magia delle Dolomiti».
«Il secondo motivo per cui “Destinazione meraviglia” vuol essere un libretto diverso dagli altri – aggiunge ancora Pietro Marangoni - è costituito dal fatto che si tratta di una pubblicazione che ha l’ambizione di voler riaccendere la voglia della lettura quasi si avesse in mano un “libro di una volta”. I caratteri tipografici Bodoni, la carta pregiata non lucida e la rilegatura in brossura ne sono le non usuali peculiarità. Il volumetto è inoltre tirato in sole 300 copie, tutte numerate. Un piccolo oggetto del desiderio? Forse sì, in quanto non sarà in vendita. “Destinazione meraviglia” sarà infatti distribuito gratuitamente, fino ad esaurimento delle copie, a tutti coloro che sono, o saranno, soci iscritti al Circolo culturale La Stanza che si avvia a festeggiare i suoi primi 20 anni di attività».
Il libro è anche il primo volume della rinnovata collana de i “Nuovi Quaderni della Stanza”. Conta 112 pagine, contiene 50 illustrazioni a colori ed è edito dalla NQS. Per info: Circolo Culturale La Stanza via Orazio 34a Bolzano.

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RI-NUTRI Ripensare la nutrizione

RI-NUTRI Ripensare la nutrizione

“RI-NUTRI” nasce dalla volontà di sensibilizzare le persone nei confronti dei molteplici e complessi aspetti che caratterizzano l’alimentazione e la nutrizione. Un progetto curato dal prof. Lucio Lucchin per sottolineare l’urgenza di un ripensamento dei modelli alimentari globali e lanciato da UPAD.

Secondo le proiezioni, nel 2040 la popolazione mondiale sarà di circa 9 miliardi, ma le risorse sono già ora insufficienti.
Bisogna quindi trovare le risposte alla domanda se ci sarà da mangiare per tutti e che cosa mangeremo. Bisogna chiedersi quanto sarà sostenibile il cibo che produrremo e se invece che alimentarci vorremo anche nutrirci.
Questa urgenza emergente deve far riflettere sull’impatto che ha la nutrizione sulla nostra evoluzione e su quella del pianeta, prendendo in considerazione diversi punti di vista.
Oltre ai cicli di conferenze, eventi ed informazioni è stato creato il percorso espositivo RI-NUTRI ospitato al quarto piano del Twenty che prevede il coinvolgimento attivo del partecipante con interessanti momenti esperienziali.

CONTACTS
Segreteria UPAD, via Firenze 51 Bolzano
Tel. 0471 921023 rinutri@upad.it

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LESS IS MORE

LESS IS MORE

HOMMAGE A / AN CARLO AZZOLINI

Bolzano-Bozen 13.06 – 18.30 | Hotel Laurin: Caminetto/Kaminsaal

LESS IS MORE
MODERNO A MERANO
MERANER MODERNE
1920–1940
a cura di / kuratiert von Carlo Azzolini, Rosanna Pruccoli, Alexander Zoeggeler.

In memoria di Carlo Azzolini, che con grande passione ha lavorato a questo progetto e alla realizzazione del libro Less is more.

Dem Andenken Carlo Azzolinis gewidmet, der mit großem Einsatz an diesem Projekt und an der Verwirklichung des Buches Less is more mitgewirkt hat.

Il libro è stato presentato a Merano - Kurhaus, Rotonda 11 maggio 2022, ore 18.30

Da sempre La Fabbrica del Tempo ha nel Novecento altoatesino/sudtirolese uno dei principali focus del proprio agire: l'indagine della sua storia, la vicende delle comunità e delle persone, la necessità di costruire e animare luoghi di memoria e di riflessione. Dopo precedenti lavori sul Novecento architettonico a livello europeo e bolzanino, il nuovo volume “Less is more” volge la propria attenzione sulla Merano tra le due guerre mondiali. Il libro inquadra quella fase storica, con particolare attenzione all'architettura coeva e alla specifica situazione cittadina, al periodo della dittatura fascista, pre-sentando a seguire edifici pubblici e religiosi, esempi di edilizia sportiva e privata, il caso di Sinigo e indagini su aspetti di pittura e letteratura nella Merano dell'epoca. Il volume è dedicato alla memoria di Carlo Azzolini, che con tanta passione aveva seguito questo progetto, da lui curato assieme a Rosanna Pruccoli e Alexander Zoeggeler, con il coordinamento del presidente del sodalizio, Tiziano Rosani. L'opera è frutto di numerose ricerche d'archivio e offre al lettore molte informazioni inedite, ponendo in luce che una conoscenza più articolata e completa di quelle vicende e di quelle archi-tetture è fondamentale per una loro corretta valutazione e a misure concrete di salva-guardia, anche e soprattutto nell'interesse delle generazioni che verranno.
Sono queste anche le finalità istituzionali di ATRIUM (Architecture of Totalitarian Re-gimes of the 20th Century in Europe’s Urban Memory), nel cui metodo di lavoro pie-namente si riconosce La Fabbrica del Tempo, e con cui l'associazione ha collaborato nella stesura del libro. Numerosi e molteplici segnali d'incoraggiamento hanno palesato che larga parte della popolazione è ormai matura per comprendere e fare propria una corretta e lungimirante contestualizzazione dell'architettura sorta anche in questa terra tra le due guerre, ponendo in piena luce ogni aspetto e problematica.
Il libro della Fabbrica del Tempo è un articolato mosaico ricco di testi di esperti che con le loro ricerche e i loro saggi hanno contribuito a costruire un’immagine ampia delle architetture del Moderno sorte in città tra 1920 e 1940. Affinché questa pubblicazione potesse diventare una azione corale della città e del territorio, La Fabbrica del Tempo ha invitato a collaborare molti studiosi, che hanno dato vita a saggi e schede principalmente in italiano e tedesco, con abstract in inglese. Tre i curatori: Alexander Zoeggeler, Rosanna Pruccoli e il prematuramente scomparso Carlo Azzolini. Il libro, di ben 328 pagine, è suddiviso in otto sezioni composte di saggi e schede, con un ampio corredo fotografico.
Dopo l’introduzione del presidente della Fabbrica del Tempo e quella dei tre curatori, prende vita la prima sezione intitolata “Architettura tra Italia ed Europa” nella quale tro-va posto il testo in lingua inglese del professor Patrick Leech che illustra cosa sia la “rotta” che attraversa l’Europa tutta e che, promossa dal Consiglio d’Europa, è cono-sciuta con l’acronimo ATRIUM e alla quale appartiene anche Merano: con atto di grande spessore, la città ha infatti deciso di unirsi alcuni anni fa a questo progetto eu-ropeo con il chiaro intento di indagare e contestualizzare l’esistente architettura risa-lente al periodo in oggetto. Segue il saggio del Professor Ulisse Tramonti, docente di architettura all’Università di Firenze, che, con dovizia di esempi, indaga il tema della “architettura dissonante” e di come essa rappresenti un patrimonio da contestualizzare, salvaguardare, conservare. A seguire il testo dell’architetto bolzanino Alexander Zoeggeler che offre una panoramica su quello che fu lo sviluppo del “Moderno” in Eu-ropa. Nel saggio se ne descrive le origini, all'inizio del XX secolo, narrando lo sviluppo di uno stile architettonico che, durante la crisi economica del dopoguerra e con la sco-perta di nuovi materiali come il cemento armato, il vetro e l'acciaio, rivoluzionò la storia dell'architettura dai Paesi Bassi alla Russia: uno stile che prevalse come protesta con-tro i formalismi dei neo-stili precedenti.
La seconda sezione va sotto il titolo “Storia e letteratura” e intende creare l’ambientazione storico-culturale nella quale furono erette tanto le architetture pubbliche che quelle private. La sezione esordisce con un saggio dello storico Josef Prackwieser che, con un titolo intrigante, ci conduce nella Merano del turismo e del periodo fascista, con le sue contraddizioni, mentre in parallelo l'ampio saggio di Francesco Rosani apre variegate e spesso inedite prospettive sulla storia cittadina di quel complesso periodo. Grazie al particolarissimo saggio di Patrick Rina è possibile addentrarsi nella mentalità del tempo, sfogliare i libri di letteratura che in quegli anni videro la luce e comprendere il clima culturale dell'epoca. Tra gli anni Venti e Trenta si sviluppò un'idealizzazione della Heimat e del passato anche quale reazione alle politiche di italianizzazione.
La terza sezione, intitolata “Merano 1920 -1940”, presenta due saggi dei due architetti bolzanini da svariati decenni hanno indagato questa tematica: Carlo Azzolini illustra infatti gli edifici costruiti in riva al Passirio fra le due guerre passando in rassegna quelli pubblici, di lavoro e industria e gli impianti sportivi: il suo “Architettura a Merano tra le due guerre” è un contributo determinante per comprendere la storia dell'architettura di Merano nel periodo considerato, un passaggio traumatico tra la cultura storicistica e quella del Moderno che era sorta nelle scuole di architettura e possedeva un linguaggio totalmente innovativo, rappresentato da forme geometriche semplici e dai nuovi materiali prodotti dall'industria. Il saggio di Oswald Zoeggeler “Quanto è fascista l’architettura moderna di Merano?” indaga il linguaggio dell'architettura come strumento di espressione, di rappresentazione del potere nell'architettura e della affinità spirituale di tre importanti attori nel campo dell'architettura: Friedrich Ohmann, Clemens Holzmeister ed Ettore Sottsass.
Accanto all’architettura, alla storia e alla letteratura non può mancare la pittura. Un’intera sezione indaga questo affascinante aspetto grazie ai testi di tre storiche dell'arte. Albert Stolz e la sua opera ad affresco nella cappella cimiteriale sono il sog-getto del saggio di Eva Gratl. Gli affreschi interni e gli stiacciati esterni del Municipio di Merano sono il tema trattato da Rosanna Pruccoli. Rudolf Stolz nella parrocchiale di Maia Bassa e il suo affresco di Villa Diessbacher vengono approfonditi nella trattazione di Paola Bassetti.
Nella quinta sezione, nell'ambito della edilizia pubblica e religiosa, Alexander Zoeggeler interviene sul Municipio di Merano e sulla parrocchiale di San Vigilio a Maia Bassa, mentre Carlo Azzolini descrive la Casa del Balilla, il Padiglione dei concerti, la Casa del Fascio e Villa Acqui. Nella successiva sezione quattro ulteriori trattazioni di quest'ultimo sono dedicate agli edifici per lo sport, fiore all’occhiello del regime, dando vita alla sesta sezione.
Ampio spazio nella sezione successiva al tema delle ville e dell'edilizia privata. Di Villa Panfili, dell'Hotel Nido, dell'Atelier Klöckner, di Villa Campenhausen, delle case Cainelli, Gritsch e Delugan, del complesso di via Alfieri con Villa Rina, Casa Apolonio-Segalla scrive Wanda Birke, ponendo in luce informazioni significative e ponendo attenzione su questi ambiti dell’edilizia spesso trascurati. La storia di villa Maranatha e della sua proprietaria viene narrata da Veronika Rieder. La biografia dell’impresario di Eleonora Duse e del medico Diessbacher spiccano nelle schede dedicate alle loro ville nelle due trattazioni di Rosanna Pruccoli.
L'indagine proposta da La Fabbrica del Tempo prosegue con il contributo di Carlo Az-zolini sullo Stabilimento Ammoniaca e Derivati – Montecatini e il Borgo Vittoria a Sinigo, mentre, per spiegare chi furono gli architetti che, provenienti soprattutto dalle altre città italiane, giunsero in provincia con i loro progetti e planimetrie, Sara Alberti ha infine creato brevi ed interessanti biografie di contestualizzazione.

Un sentito ringraziamento va a chi ha permesso che questo libro vedesse la luce. È stato infatti realizzato con il contributo della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Merano, della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, della Città di Bolzano, della Fondazione Cassa di Risparmio, nonché della ditta Torggler e di Bozner Kunstauktion.

Si fregia inoltre del patrocinio del Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige Arno Kompatscher e del Vicepresidente Giuliano Vettorato.

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BICINFIORE Mostra | Evento

BICINFIORE Mostra | Evento

ESPACE LA STANZA
Via Orazio 34a – Bolzano

Mostra BICINFIORE

Dal 26.04. al 06.05.2022

Vernissage mostra martedì 26 aprile ore 18

L’Espace La Stanza festeggia la primavera in modo speciale aprendo le sue sale espositive per ospitare la mostra BICINFIORE in concomitanza con la Festa dei Fiori di Bolzano, indetta e coordinata dall’Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano. Finalmente quest’anno Piazza Walther si popola di stand, di piante, di fiori, di colori, di oggetti di artigianato e di opere d’arte, diventando uno splendido momento d’incontro all’interno dell’evento Spring in the City.
Al progetto espositivo BICINFIORE possono partecipare artist* con opere a soggetto fiori o bici o bici fiorite. Il formato dei quadri non deve superare la misura 50x70. Le sculture devono essere di piccole dimensioni. Le opere vanno consegnate all’Espace La Stanza o a Laura Piovesan Schütz (cell. 335 8071133) entro il 24 aprile.
Con BICINFIORE fioriscono le idee più belle e più importanti per proteggere questo nostro fragile e bellissimo mondo che dobbiamo imparare a preservare e proteggere per consegnarlo intatto alle generazioni che verranno dopo di noi.
La mostra BICINFIORE, curata da Laura Piovesan Schütz, è volta a sostenere l’adozione di stili di vita consapevoli e sostenibili. Un’esposizione di opere che vogliono essere un inno alla natura, celebrato facendo parlare i fiori, e un simbolo del rispetto per l’ambiente e dell’attenzione alla salute, raccontato da storie di bici.
E’ prevista l’affissione di 100 poster in città a Bolzano.
Come lo scorso anno si può partecipare al Concorso Bicinfiore facendosi un selfie con la propria bici decorata con fiori, nastri e oggetti a piacere presso queste giardinerie: https://www.bolzano-bozen.it/images/pdf/BICINFIORE_Giardinerie_aderenti.pdf
Di seguito il regolamento e i premi
https://www.bolzano-bozen.it/images/pdf/Regolamento_Reglement_BICINFIORE_2022_2.pdf
 
Bolzano, Espace La Stanza, Via Orazio 34
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"OUR HISTORY" 25 anni di ricerca storica

La Fabbrica del Tempo festeggia i suoi 25 anni di attività con una serie di manifestazioni che ne ricordano l'impegno, la crescita e le mete raggiunte.

Sono iniziati lunedì 14 marzo 2022 tre eventi all’aperto: due mostre entrambe intitolate "OUR HISTORY", una a Bolzano nella galleria pedonale tra via Garibaldi e via Mayr Nusser e l’altra a Merano attraverso un circuito espositivo di 25 gigantografie – una per ogni anno - in luoghi diversi della città. A Merano la mostra viene affiancata da una proiezione di forte impatto visivo sulla facciata della Cassa di Risparmio nell’omonima via.
Gli eventi espositivi a Bolzano e Merano si concludono il 10 aprile.

Gli scatti rappresentano il lavoro di ricerca svolto in cinque lustri dai membri del sodalizio e le diverse pubblicazioni scaturite nel tempo. Ogni immagine è esemplificativa ed evocativa della sfaccettata storia del Sudtirolo e in particolare di Bolzano e Merano e dei loro cittadini fra il 1900 e i giorni nostri.

A Bolzano, grazie all'opera di Barbara Ricci, Fabrizio Miori e Maurizio Pacchiani e al coordi-namento di Tiziano Rosani, si è potuto popolare uno spazio di passaggio rendendolo testi-mone delle ricerche e riflessioni proposte negli anni: la galleria pedonale tra via Garibaldi e via Mayr Nusser. Il luogo è insolito per una mostra, un passaggio fra un parcheggio e una piazza, in una zona della città che sta vivendo una notevole e per certi versi epocale trasfor-mazione urbanistica. Nei sei impianti luminosi compariranno a intervalli regolari sei gigantografie che intratterranno il folto pubblico di passaggio nella galleria con una raccolta di immagini storiche che raccontano la produzione de La Fabbrica del Tempo.

A Merano la mostra è a cielo aperto: si tratta di un circuito espositivo di 25 gigantografie – una per ogni anno – affisse sui grandi spazi delle prefissate dislocate in vari punti della città, dalle vie del centro a quelle periferiche, col preciso intento di dialogare con i concittadini tutti. La mostra "OUR HISTORY", ideata da Rosanna Pruccoli, assolve così al duplice desiderio di narrare le tante storie che intrecciandosi vanno a creare il “gobelin” variopinto del nostro passato in quanto altoatesini/sudtirolesi e in quanto membri dell'associazione.
A Merano la mostra viene affiancata da una proiezione di forte impatto sulla facciata della Cassa di Risparmio nell’omonima via.

La Fabbrica del Tempo ha dunque raggiunto un traguardo importante con i suoi venticinque anni di riflessione critica sulla storia dell'Alto Adige, indagando il passato da punti di vista insoliti e rivelatori. La storia è un bene comune. Conoscerla attiva e potenzia la democrazia e la partecipazione consapevole dei cittadini alla vita della collettività. È un sapere critico che vive nel dialogo.
Per questo la Fabbrica ha sempre valorizzato pratiche ed esperienze che prevedono il coin-volgimento attivo di gruppi e di comunità (per es. raccolta di fotografie d'epoca), gli inter-venti come quelli a Lana e a Vadena e altre esperienze che consentono l'emergere di una documentazione inedita (è stato il caso della ricerca sulle Opzioni). Ha infine cercato di restituire al passato complessità e prospettiva vitale, dando valore a un patrimonio culturale che rischiava di andare perduto senza lasciare traccia (Alumix, Razionalismo).
La memoria non è un magazzino o un deposito indifferenziato, la memoria è un'opera in corso, un vivaio di rappresentazioni. Fare memoria, o meglio, costruire la memoria, implica sempre una scelta, politica ed etica. Nello stesso tempo è anche esperienza fisica e concre-ta, emozionale e artistica, per esempio quando si prende in mano un documento o una vecchia fotografia, quando si legge o si ascolta la testimonianza di una vita vissuta, o quando si riesce a guardare davvero per la prima volta un edificio interessante che nella fretta del quotidiano era diventato invisibile. Questa memoria rende viva e presente la ri-cerca storica.

La Fabbrica, come evoca il nome, costruisce, produce, crea contenuti. Apre al dialogo tra cit-tadini e amministrazioni, al confronto con realtà diverse. È evoluta nella compagine e negli obiettivi, aggregando di continuo forze di più recente acquisizione.
I lavori svolti nel tempo riguardano la città di Bolzano e zone diverse del territorio, affian-cando all'iniziale attenzione per la comunità italiana, rimasta un po' ai margini della ricerca più ufficiale, quella per i drammi vissuti da quella tedesca e ladina, passando dalla zona industriale, dal mondo operaio nato a fine anni Trenta, alle opzioni che hanno lacerato la società altoatesina prima e durante la guerra. Le analisi sociali ed economiche si alternano a quelle artistiche e a un interesse per l'urbanistica e lo spazio urbano, per studiare singole istituzioni rilevanti per la provincia nel tempo (Kurhaus, Ippodromo). Attenta a riconoscerne la necessità e a spingere per il Museo delle Semirurali, per il recupero della centrale ex Montecatini (ormai riuscito con il polo espositivo e di ricerca del NOI Techpark) come per le vite delle famiglie immigrate dalle vecchie province prima e dopo la guerra, l’associazione lascia alla fruizione del pubblico le "fatiche" dei soci e collaboratori.

25 anni di pubblicazioni, di ricerca storica, video, documentari, mostre e conferenze. Un'attività giunta ad un quarto di secolo con ancora parecchio entusiasmo e molto da dire. Si tratta di contributi di ricerca diversi: oltre infatti a un comitato scientifico, l'associazione lascia spazio a collaboratori di vari settori che di volta in volta approfondiscono temi diversi e portano nuova linfa alle ricerche, mantenendo però sempre la stessa filosofia, cioè esplorare la storia partendo da situazioni specifiche, vive e concrete, per arrivare per questa via a capire meglio le grandi direttrici della storia. In Alto Adige/Südtirol ci sono zone inesplorate e ambiti su cui è utile porre luce nuova. Qui si concentra l'attenzione di questo gruppo di persone attive che porta a posare significativi mattoni su cui anche altri poi po-tranno costruire o a appoggiarsi per proseguire i filoni di ricerca. È la passione che guida queste persone a collaborare e confrontarsi costruttivamente, in un'epoca in cui la colle-gialità è un bene sempre più raro.

I volumi editi della Fabbrica del Tempo si possono studiare e leggere sia nelle molte pubbli-cazioni ancora disponibili o presso le biblioteche. Particolare attenzione è stata data di re-cente a un’analisi trasversale sulla realtà altoatesina e sul mutarsi delle identità e delle sen-sibilità nel corso del Novecento (libro 18/18- Alto Adige/Südtirol 1918-2018) e a una ricerca specifica sulla tematica dei prigionieri di guerra nella Prima guerra mondiale (libro su Sig-mundsherberg), temi affiancati a un mai stanco intento di svincolare l'architettura razionali-sta, che ha così tanto caratterizzato certi panorami urbani locali, da etichette semplicistiche. Tali ricerche hanno esplorato l’edilizia residenziale (aspetto spesso trascurato a favore di edifici monumentali), passando per le correnti del moderno europee, la situazione a Bolzano e Merano, interessandosi anche del ruolo dei nuovi portici di Bolzano, con il lavoro su corso Libertà. I capannoni della Fabbrica sono ancora in attività, in cantiere c’è un’ultima opera sul razionalismo di prossima pubblicazione e un nuovo lavoro con un tema inedito.

"OUR HISTORY", la nostra storia, la storia siamo noi. La mostra si trova dentro questa com-plessità: del resto, come diceva Lewis Carroll, è ben povera memoria quella che funziona so-lo all'indietro.

Per tutti gli interessati i libri pubblicati in questi anni sono consultabili presso le Biblioteche Civiche di Bolzano e di Merano e la Biblioteca Claudia Augusta di Bolzano (e reperibili presso la libreria Alte Mühle).

Per approfondimenti è consultabile il sito www.fabbricadeltempo.it/J3/index.php/it/

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NUOVA LUCE IN SAN DOMENICO A BOLZANO

NUOVA LUCE IN SAN DOMENICO A BOLZANO

Un nuovo sistema di illuminazione è stato inaugurato nella giornata del 21 febbraio2022, frutto di un progetto dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano, sostenuto dal Rotary Club Bolzano Bozen e dal Distretto 2060. Sono centinaia di migliaia i visitatori e fedeli che ogni anno varcano la soglia della chiesa dei Domenicani per ammirare due dei più preziosi gioielli artistici della nostra città: la Pala del Guercino nella cappella dei Mercanti e la cappella di San Giovanni con i suoi pregevoli affreschi. Ora potranno ammirare le due opere nel loro splendore, è il caso di dirlo, poiché il nuovo impianto, costituito da elementi a LED in grado di consentire una illuminazione diffusa e in grado di far emergere tutte le gradazioni cromatiche sia degli affreschi che dell’importante tela, è completato da ottiche elicoidali che evidenziano gli aspetti finora poco contrastati degli elementi architettonici. Ecco che così, nella pala d’altare, grazie alla doppia linea composta da 128 led nascosti dietro la struttura, emerge il blu del velo della Madonna, mentre al contempo l’altare evidenzia lo stile barocco con le figure che lo sormontano, fino ai fregi e ai capitelli. Nella cappella, invece, la distribuzione avviene a fasci di luce, variabili tra 120 e 25 gradi di ampiezza, che consentono di mantenere una visuale nitida sino alla sommità, accrescendo l’atmosfera pulsante delle diverse raffigurazioni e apprezzandone anche i minimi dettagli finora inesplorati, come un’iscrizione incisa sulla parete ovest.

Il progetto, realizzato su incarico dell’Azienda di Soggiorno di Bolzano e finanziato da quest’ultima e dal Rotary Club Bolzano Bozen e dal Distretto 2060, è a cura di Fibretec, azienda specializzata che lavora a livello internazionale per clienti come il Vaticano per la Cappella Paolina, il Tesoro del Duomo di Milano, la città di New York per le terme, brand consolidati come Dolce&Gabbana per i quali ha realizzato i temporary shop.
“Un ringraziamento sentito va alla Sovrintendenza ai Beni Culturali e Artistici, in particolare all’Arch. Scolari, all’Arch. Bruno Stefani e al parroco don Mario Gretter che ci ha aiutati a portare a compimento un progetto per la città e i suoi ospiti”, commenta il presidente dell’Azienda di Soggiorno e Turismo Roland Buratti, soddisfatto del risultato e della grande collaborazione che si è creata fra i vari protagonisti del progetto. “Un prestigioso risultato che si aggiunge alle innumerevoli iniziative sostenute e organizzate dal Rotary Club Bolzano Bozen anche in questi anni di pandemia”, aggiunge il Presidente del Club bolzanino Ezio Facchin, “che ha potuto contare anche sul fattivo sostegno del distretto e del suo Presidente Raffaele Caltabiano”.
A rendere la visita più facile ci sarà una nuova audioguida, scaricabile dal codice QR posizionato accanto alle opere che illustra in tre lingue le peculiarità principali delle opere. I testi sono a cura del Prof. Giovanni Novello.

ROTARY PER LA CULTURA, ROTARY PER BOLZANO

Da sempre il complesso storico-culturale dei Domenicani a Bolzano sta particolarmente a cuore al Rotary Club Bolzano Bozen.
Risale al 1986 il primo intervento sostenuto dal nostro club service cittadino a favore della conservazione del patrimonio artistico dei Domenicani. Allora venne finanziata una importante opera di restauro degli affreschi dello storico chiostro.
Oggi, proprio per celebrare il 70 ° della presenza del Rotary Club Bolzano Bozen che si è tenuto di recente, un nuovo importante intervento intende sottolineare il ruolo che caratterizza il club della ruota dentata. Ossia la dichiarata volontà di “servizio” nei confronti della comunità in cui si opera sia attraverso iniziative di supporto nei confronti del tessuto sociale che in quello in ambito culturale.
Ecco quindi che il Rotary Club Bolzano Bozen, da sempre particolarmente attento alla valorizzazione del patrimonio culturale (si ricordi che da anni è sponsor anche di un premio speciale nell’ambito del Concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni) interviene ora nuovamente a favore di una migliore fruizione del patrimonio artistico del complesso dei Domenicani. In particolare ha contribuito ora, in maniera importante, alla realizzazione del nuovo sistema di illuminazione che consentirà di poter ammirare in tutto il suo splendore sia gli affreschi di scuola giottesca della cappella di S. Giovanni che la pala del Guercino nella cappella dei Mercanti della chiesa di San Domenico.
L’operazione sostenuta dal Rotary cittadino, e promossa dall’ Azienda di Soggiorno di Bolzano, ha visto anche l’adesione finanziaria del Distretto Rotary International 2060 e del club partner di München Schwabing.
Per il Rotary Club Bolzano Bozen questa importante iniziativa è motivo di orgoglio e vuole sottolineare la sua vicinanza alla città di Bolzano e a coloro che intendono visitare i suoi piccoli, ma straordinari capolavori artistici.

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L'opera d'arte diventa un big print

L'opera d'arte diventa un big print

Bolzano. Siamo abituati a vedere lungo le strade dei grandi cartelloni che fanno la pubblicità a prodotti e servizi.

Questa volta invece un grande manifesto diventa uno strumento originale per dare voce a messaggi di grande attualità.

Chiunque a Bolzano percorra la ciclabile di via Lancia troverà all'imbocco della rotonda l'opera di Eliana Tironi, in arte Erelynna.

La giovane artista ha sprigionato il suo talento per creare una composizione sospesa nel tempo capace di attirare l'attenzione sul femminile con tutte le sue sfaccettature e in particolare sulla violenza sulle bambine e alle donne di ogni età. La modalità espositiva, un ingrandimento della sua opera affissa su un tabellone di 4 metri per 5, rappresenta un approccio innovativo alla divulgazione dell'opera e dei suoi contenuti.
Sono state alcune scrittrici contemporanee ad ispirare Eliana Tironi di cui in particolare la Premio Nobel 2014 Elfriede Jelinek, scrittrice e drammaturga austriaca, che con il suo stile crudo e diretto esamina ferite e percorsi di vita di sofferenza con grande lucidità.
Il progetto "Maelstrom" è l'interpretazione dello scritto "La Pianista" di Elfriede Jelinek, che Eliana Tironi, in arte Erelynna, illustra con la sua particolare cifra stilistica.
Il progetto ha ottenuto un sussidio della Provincia Autonoma di Bolzano,

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